Il controsenso di Ilaria Salis con tanto di spiegazione sulla sua posizione: il libro, le vendite su Amazon e la “pazza” idea per “combattere”.
Di nuovo al centro dell’attenzione mediatica Ilaria Salis e questa volta non per le note vicende legate all’Ungheria e a Orban. L’europarlamentare, infatti, sta facendo discutere per il controsenso legato alle critiche rivolte a Jeff Bezos per il suo matrimonio messe in relazione, però, con la presenza del suo libro, ‘Vipera’, in vendita su Amazon. Un qualcosa che ha portato la donna a fare chiarezza dopo le critiche che le sono arrivate anche dal noto quotidiano Libero, sempre motlo attento a queste situazioni.

Ilaria Salis: il controsenso su Bezos e Amazon
La querelle legata a Ilaria Salis e Amazon è iniziata nei giorni scorsi quando la deputata con Avs aveva criticato il matrimonio a Venezia di Bezos. In questo senso, Libero in primis aveva fatto notare il controsenso legato alla donna, ovvero la presenza del suo libro ‘Vipera’, sulla piattaforma dell’imprenditore.
Adesso, la Salis ha scelto di replicare ma lo ha fatto con un lungo discorso che in tanti hanno ritenuto al limite dello “scandalo”. L’europarlamentare ha esordito in un post social dicendo: “Una piccola precisazione per i non addetti ai lavori, l’autrice non decide dove viene venduto il suo libro. I canali di distribuzione sono scelti dall’editore”, ha detto, anche se in realtà, come sostiene Libero “l’autrice può chiedere preventivamente alla casa editrice che il proprio capolavoro non venga distribuito su Amazon, e se la casa editrice legittimamente si rifiuta l’autrice può decidere di affidare il bestseller a un altro editore”.
La replica: “Dentro ma contro!”
Ma il discorso fatto dalla Salis è andato avanti con alcune idee e pensieri piuttosto interessanti: “Spesso (le piattaforme ndr) offrono servizi utili, talvolta persino indispensabili. Altre volte, invece, ci sommergono di cose superflue, o francamente stupide, persino fastidiose. In ogni caso, sono ovunque”. Da qui la prima riflessione: “Il problema del capitalismo delle piattaforme non sono le piattaforme in sé, ma il capitalismo. E allora cosa possiamo fare, boicottarle? Oppure provare a cambiare il modo in cui queste piattaforme vengono pensate e gestite?”, si è domandata la donna.
Da qui le due strade: “Le soluzioni sono due: da una parte la riappropriazione, seppur indiretta, della ricchezza estratta, o meglio sottratta alla cooperazione sociale, cioè dal lavoro, dai dati e dalle relazioni di milioni di persone. Dall’altra c’è un orizzonte più ambizioso: la socializzazione dei mezzi di produzione“, ha detto la Salis. “Immaginare che molte piattaforme possano diventare beni comuni […]”.
Insomma, si parla quasi di espropriare Amazon. “[…] Ecco perché mi riservo, senza alcun imbarazzo, il diritto di criticare il signor padrone Bezos, pur sapendo di essere pienamente dentro quel sistema socio-economico marcio e parassitario che si chiama capitalismo. Dentro e contro. Dentro ma contro!”, ha concluso.
Una riflessione su Amazon e sul capitalismo delle piattaforme
— Ilaria Salis (@SalisIlaria) July 1, 2025
“Eh ma non puoi criticare Bezos se poi vendi il tuo libro su Amazon.”
Una piccola precisazione per i non addetti ai lavori:
l’autrice non decide dove viene venduto il suo libro.
I canali di distribuzione sono scelti… pic.twitter.com/AANcc4z3KX